Qualche settimana fa, durante una delle nostre uscite maglio-gastronomiche, parlavo con la mia amica Alice Twain a proposito della mia intenzione di far partire questo blog, e lei tra un morso ad un dolce e una sferruzzata mi ha detto “La cosa migliore di un blog personale è proprio quella che parli del suo autore”…Così l’ho presa in parola e questa sera vorrei condividere con voi un pezzo del mio cuore.
Uno dei miei primi ricordi è proprio legato alla maglia…forse ero un predestinato, o semplicemente sono stato troppo a contatto con le copertine di lana nella culla…fatto sta che uno dei più nitidi ricordi che ho della mia prima infanzia è quello di mia nonna, seduta sulla sua solita sedia a capotavola, che sta sferruzzando un maglione rosso per me con ricamata a jaquard una simpatica faccia di micione sul davanti.
Mia nonna ha avuto una parte fondamentale nella mia vita, non soltanto per i sacrifici che ha fatto per allevarmi insieme a mia mamma (ebbene si sono stato allevato da due super donne), ma soprattutto perché devo a lei se oggi sono arrivato dove sono, portando avanti questa mia passione che mai mi abbandonerà.
Ricordo, avevo circa 12 anni, quando un poco intimorito (lei aveva un carattere un po’ “duro”, che ahimè o per fortuna ho ereditato) mi avvicinai a lei e le chiesi “Nonna…ma è tanto difficile?”. Lei posò il lavoro in grembo, tolse i suoi occhialini da lettura, fece un sorriso e guardandomi con i suoi occhi profondi mi disse “Sai…credo ci sia un solo modo per scoprirlo”, si alzò dalla sedia, e poco dopo tornò con un gomitolo di lana e un uncinetto. Da quel giorno non fummo solo nonna e nipote, ma due complici nel lavoro manuale
lei esperta insegnante, io avido allievo che voleva imparare tutto di tutto (proprio come continuo a fare. L’uncinetto fu il primo passo, seguirono la maglia, il cucito e qualche base di sartoria (ebbene si…le mancava soltanto un corso di pantaloni da uomo per avere il titolo di sarta fatta e finita). Ogni giorno dopo scuola, il mio momento preferito era quello di tornare, e dopo aver pranzato, sederci attorno al tavolo, accendere la tv su uno di quei vecchi film (uno dei nostri preferiti era “Il Ragazzo sul Delfino”, forse per le nostre origini greche) lavorare insieme a qualche progetto e ascoltare la sua voce narrarmi di storie passate. Forse sarà la vicinanza delle feste (lei purtroppo è venuta a mancare il 1 gennaio del 2011) che mi ha fatto venire voglia di dedicare a lei questo mio posto, ma soprattutto perché voglio che anche voi possiate condividere con me quello che questa donna straordinaria è stata per me.
Forse sarò romantico, ma ogni volta che lavoro, per me, è un tuffo nel passato, nella memoria di quei pomeriggi, è un po’ un modo di farla rivivere punto dopo punto nei miei ricordi…e sapere che lei, ovunque sia, sarà sempre fiera di ciò che faccio.
Ivan
Kalispera, signora Angela.
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